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Mosè and Maria Pia's Language and Music Forum

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Vladimir Horowitz

Vladimir Horowitz


Un piccolo omaggio a un grande artista


Pianista di origine Ucraina (nato a Berdicev da raffinata famiglia di cultura ebraica nel 1904).
Dopo la sua affermazione in patria si trasferì nel 1928 negli Stati Uniti diventando uno dei maggiori pianisti del suo tempo. Sposò Wanda Toscanini (figlia del mitico direttore) nel 1933.
Morì a New York nel 1989. I resti di questo leggendario interprete riposano nel Cimitero Monumentale di Milano nella tomba della famiglia Toscanini.
Considerato tra i massimi pianisti del ventesimo secolo tanto per le straordinarie qualità tecniche come per l'infinita varietà tra la delicatezza e la forza nel tocco, quanto per la sua squisita sensibilità d'interpretazione.
Per capire la grandezza di Horowitz, basta sentire una qualsiasi sua registrazione.
Però credo che adesso più che mai, abbiamo bisogno di leggere alcune delle sue idee perché attualmente molti scrivono di musica senza saper farla e neanche intenderla.

Mosè Franco.


Classico, romantico, moderno, neoromantico!
Queste etichette possono anche risultare utili ai musicologi, ma non hanno nulla a che fare né con la composizione né con l’esecuzione musicale.
In realtà, possono facilmente costituire un ostacolo più che un aiuto nell’educazione di giovani interpreti. Tutta la musica è espressione di sentimento, e i sentimenti non cambiano durante i secoli: lo stile e la forma possono subire dei mutamenti, ma le emozioni umane rimangono sempre le stesse. I puristi vorrebbero farci credere che la musica del periodo cosiddetto classico debba essere eseguita con un certo controllo dei sentimenti, e che la musica cosiddetta romantica vada suonata dando via libera alle emozioni. Consigli di questo genere sono spesso sfociati in esagerazioni: da una parte esecutori eccessivamente indulgenti e incontrollate della musica romantica, e dall’altra esecuzioni aride, sterili e tediose della musica classica.
Per quanto riguarda Mozart, sappiamo dalle sue lettere che era sempre attentissimo all’espressione musicale: egli criticava continuamente quegli interpreti che suonavano in modo “meccanico” ed erano privi di “gusto e sentimento.” Quanto a Beethoven, il suo modo di suonare fu descritto dai contemporanei come estremamente libero e di forte carica emozionale tratti considerati appunto caratteristici di una natura romantica.
Durante tutta la mia vita, sin da giovane, ho considerato la musica di tutti i periodi come musica romantica. Certo, nella musica vi è un’indubbia componente oggettiva e razionale, fintantoché ci si sofferma sulla sua struttura formale; ma quando si giunge al momento dell’esecuzione, ciò che si richiede al musicista non è di interpretare la musica, bensì di “ricrearla” soggettivamente.
La notazione di un compositore non è altro che un semplice scheletro al quale l’esecutore deve conferire una fisionomia, sì che esso possa acquistare piena vitalità e toccare gli ascoltatori. La convinzione che il ritorno all’ Urtext di un’opera possa garantirne un’esecuzione convincente, rimane un‘illusione. Il pubblico non reagisce a concetti cerebrali ma soltanto alla comunicazione di sentimenti.
In un dizionario la definizione del termine “romantico” suona generalmente così: “sta ad indicare o esprimere un sentimento di amore o intensa emozione; ardente, appassionato, fervente. “Non mi viene in mente un solo grande compositore, di qualsiasi periodo, il quale non abbia avuto queste qualità. E allora, non è romantica tutta la musica? E l’esecutore non dovrebbe seguire il suo cuore piuttosto che concezioni cerebrali sul modo di suonare la musica classica, romantica o di altra epoca stilistica? Certo,la maestria presuppone il controllo—nella musica come del resto anche nella vita. Ma un controllo che sia creativo non pone limiti e non frena i sentimenti e la spontaneità; va inteso piuttosto come definizione di norme, confini e limiti riguardanti il gusto, lo stile e il linguaggio particolare di ciascun compositore. Per divenire un interprete veramente capace di “ricreare” la musica, e non semplicemente un mago dello strumento, sono necessarie tre qualità in ugual misura: una mente educata, disciplinata e fantasiosa; un cuore aperto e generoso; e infine un’ estrema padronanza tecnica dello strumento. Soltanto a pochi musicisti è concesso di raggiungere le più alte vette artistiche nel pieno equilibrio de queste tre qualità. E questo ho perseguito durante tutta la mia vita.

Vladimir Horowitz